Per questo, i giornali, trovarono ai loro articoletti un titolo superlativo: "La più grande mina di Europa", essendo che l'iperbolismo regna e regge le stereotipie quotidiane della gazzetteria. D'allora ad oggi, converrà nominare D'Annunzio, l'incruento Pietro Micca altore di materiali primi per la statuaria, un altro titolo alla nostra benemerenza. Noi non abbiamo potuto, come Carlo Fontana, Plinio Nomellini, il Bistolfi, il marchese Origo, circondando delle loro cure l'Imaginifico, assistere allo spettacolo e riconoscere de visu e di presenza la commozione del poeta, che vi era accorso "con una mortifera automobile di novanta cavalli, con ansia e condegna preparazione allo spettacolo, memore di lontano giorno": ma il nostro Guerino, messo per l'importanza all'intervista, nella vigilia, ha potuto raccontarci, essendo stato ammesso nella sacristia del sacerdote, in che modo egli, e con quali sacri indumenti, si preparasse alla cerimonia "memore di lontano giorno":
L'Imaginifico mi precedette nella Capponcina. Le aule erano spoglie; qualche cassapanca; un giaciglio di paglia; qualche lampadina da minatore sospesa alla volta. Gli arnesi del mestiere erano raccolti in un angolo.
- Ecco la mia casa, da oggi. Io l'ho ricondotta ai principî. Ho risospinta la cosa degenere ne l'utero de le formazioni integre. Troppo era essa pomposa di superposizioni voluttuose. Al culto de 'l morbido ho substituito il culto de 'l duro. Ora parto per le sommità Carraresi. Indosso ora le vesti de l'artiere.
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