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      Li sente ei, sul mattino,
      frullar: cip, cip, trin lè...
      sui rami del giardino.
      ... Ma l'aereoplano è in aria;
      la patria è proletaria;
      Mariù più culinariadi un vero cordon-bleu;
      Pascoli, il più canorode' canerini in gabbia,
      colla su' voce d'oroci medicò la scabbia
      che ci buscammo a Tripoli.
      La rima si entusiasmapiena di commozione
      al rombo del cannone:...
      non se ne accorga il fegato;
      s'appresti un cataplasma;
      schiamazzín le fanfare,
      s'intoni il benedicite,
      strepitino: trè! trè!
      con un pedale d'organoi... laudamus te;...
      e, su Vittorio e Pio
      Domeneddio albeggila riconciliazione;
      quando ritorna Pascoli
      a meriggiar sull'erba,
      con ciera non superba,
      uno fra i Grandi Tre.
      Qui sta a gestir D'Annunzio
      che è più calvo di pria,
      però che l'abrenuntioschiva con albagia.
      Gestisce nell'alcova,
      gestisce nell'esilio,
      declama nel romanzo,
      nelle tragedie infuria,
      s'inciela nei misteri;
      ma con occhi severisogguarda il creditor:
      lo ammaestra il Paraclito
      per fomento ed ausilio;
      di sé fa immensa prova,
      ogni dì, dopo pranzo,
      di nostra poesiaunico detentor:
      torna a fiorir D'Annunzio
      che è molto calvo ognor.
      Critici e cortigianevi si allenano a stuolo,
      sessi e penne malsane,
      inchiostro, assenzio e scolo.
      Alphonses e ruffianelleconvengon da Very;
      rialzan le tonacelle,
      dal Bollando opulento,
      beati e vedovelle,
      Sebastiano e quellesante così... così...
      Torna a fiorir la mimicagabriellina e pura
      in vena dissenterica,
      schietta a disinvoltura;
      giornalisti e mammanela lodano del pari,
      ché imprese deretaneprofittano denari.
      Però che l'abrenuntiovien più amaro di pria,


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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