E, quando allora mi imputeranno, in qualche passo, tono, aggressione, polemica, siano tutti persuasi, che, col proclamare, ammirando, l'arte ed il pensiero di Carlo Dossi, tento di difendere e volontieri me stesso.
G. P. LUCINIDosso Pisani, il XXVIII di Gennaio, CMXI.
I.
IL MOMENTO
La fortuna, che sorresse e si oppose insieme alle opere ed al nome di Carlo Dossi, fu bizzarra, generosa e maligna nello stesso tempo. Mentre ne ha protetto l'amore e l'ammirazione tra i migliori suoi coetanei e lo ha riservato al culto de' giovani, non volle che la rinomea larga e sparsa, con facilità e tornaconto si divulgasse tra il pubblico grosso, quello che fa numero, sostiene il valore reale e crea, effimeramente, le gloriole posticcie; ma senza di cui l'efficacia dell'azione, la bellezza della letteratura, la verità dell'accusa e la giustizia della rivendicazione non hanno nerbo, latitudine, determinata vittoria.
Il clamor gentium evangelico contrasta, è vero, coll'odi profanum vulgus et arceo oraziano; ma l'opera d'arte, composta lungi dalla frequenza e dall'intemperanza della folla, va pur rovesciata sopra di lei; e questa, se non vuol disertare, cioè, privarsi di un piacere tanto più intenso quanto più difficile, deve accoglierla e profittarne.
Non per questo Carlo Dossi vi si accostò; proprio e fondamentale costume il suo di rimanerne schivo; e lo accompagnò, dai primi istanti del suo produrre, costantemente, se Antonio Ghislanzoni, volendo parlare della Vita di Alberto Pisani incominciava: "Ne(1) è autore Carlo Dossi, un giovane letterato, che pochi conoscono, per la semplice e perentoria ragione ch'egli studia ogni via per tenersi nell'ombra; uno scrittore di elettissimo ingegno che si affatica quanto sa e può, onde apparire un dappoco.
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