Pochi dunque lo conoscevano; ma quali pochi? Nelle ultime stagioni di sua vita, Manzoni lo aveva letto e se ne era compiaciuto; Rovani, definitivamente, lo aveva preso per mano e condotto fuori, con lui, all'aperto; Carducci, nelli anni gagliardi, si arrestava insieme a conversare e a definire La Colonia felice
la più ampia e vigorosa concezione di romanzo." Cesare Lombroso, che seppe circoscrivere i confini della pazzia ed oltre pose il genio, malattia gloriosa; che aperse nuove vie alle discipline italiche e sottrasse al libero arbitrio biblico, che l'incatenava alla bruttura del peccato originale, come ad una condanna di maledizione, l'uomo, riducendolo a sè stesso, libero, responsabile finchè sano; accoglie e favorisce la presentazione di Carlo Dossi per Alberto Pisani, li riconosce uno e li conserva nella sua Grafologia, indice di genialità. De Amicis impara da lui a sapere i Cento anni, che ignorava; mite, castigatissimo, ultra manzoniano, tutto sentimentale, sino alla patologia delle lagrime inutili e facili, lo pregia scrittore d'eccezione grande e La Desinenza in A un'opera forte e virile. Gigi Perelli, visitatore d'anime rare cuore plasmato all'altruismo, la di cui vita è una serie di continui benefici per coloro che ama, scopre e protende, lo sorregge con affetto più che fraterno, paterno, lo difende e lo inalza, gli addomestica le prime voci della pubblicità, gli va ricercando un pubblico. Paolo Gorini, con Perelli e con Primo Levi, lo accoglie nella sua intimità; per loro si dimentica a raccontare la sua Autobiografia, insempratore di cadaveri metalizzati, Prometeo di vulcani, abolitore della putredine umana col fuoco: e Cremona, al dir del Dossi, gli insegna, dipingendo, come si debba scrivere e ne perpetua ed infutura la sua effigie.
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