Pure, la discendenza è diretta: le parole ch'egli raccolse ne' Margini, nelle Etichette, nelli Invii, preposti alle prime edizioni a difesa e ad offesa, gli giovano tuttora. Giovano contro li eredi della cronachetta bonghtana suadente ad ogni mercede, per li usufruttuari dell'inconfessato livore baseggiano, ai continuatori della pratica grettezza inelegante e veramente costituzionale della mecanica giornaliera di un Torelli-Viollier, compilatore di diarii arroganti, plurireddittuari, in quest'ora bassa, senza ideali di giustizia, per cui è lecito scrivere senza entusiasmo e libero abbandono; dileggiano li ultimi scolari di un Verdinois buon anima, anguilla, a sgusciarti dalle mani.
Furono in allora, e sono anche qui, quelli rimasti in sui confini delle comode legalità, quelli, che sono sempre responsabili delle loro azioni, e ne pagarono li eccessi di persona; i sovversivi, insomma, coloro che fecero e fanno gran caso della personalità letteraria di Carlo Dossi, sbandierandola dalle loro gazzette: furono essi, che lo posero all'avanguardia del pensiero civile, foriero di estetica e lo difesero. Furono i nostri critici di pura tempra repubblicana, come il Dario Papa, le nostre riviste sbarazzine come La Farfalla, insignita dalla bella testolina sorridente di Tranquillo Cremona, che, contro tutto e tutti, conservarono alla democrazia l'aristocratico fascino della cultura umanistica, rappresentanti diretti della italianità di genio, continuatori del pensiero di Romagnosi, di Cattaneo, di Mazzini, della poesia di Foscolo; i generosi di sangue, d'audacie e di sacrifici, quelli che lo presero in sicurtà e che tuttora lo difendono colla mia penna.
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