Crepuscolare in fatti, coll'Alberto Pisani, Carlo Dossi si dichiara e si intorbida insieme; ed è tuttora un grande mistero fisiologico, direi quasi mostruoso, il vederlo in una vita più chiusa dalla comunemente esercitata da tutti, quindi senza un vasto campo d'osservazione a portata delle sue esperienze, indovinare gesti e fatti della vita altrui nelle più intime esercitazioni, farsene il critico e l'humorista. Suol dire per ciò: "(11)Ho cominciato a pensare a cinque anni, - a scrivere a sette - a sedici anni stampava. Ho sofferto una specie di purgatorio matrimoniale dai ventinove ai trentasei, a trentasette ero già entrato in vecchiaja, con disturbi visivi, essicamento di pelle, ateroma. La sola facoltà genetica mi si risvegliò tardi poichè non conobbi donna che ai ventisette anni"; e la conobbe allora dal lato pessimo se gli ha fatto produrre La Desinenza in A.
Onde, chi fu precocemente appassionato del sentimento d'amore per riflesso di letteratura e per schiva funzionalità biologica - che del resto lo difende e lo copre dalla repulsa feminile - sente tardi il senso genetico. Si prolunga per lui questo suo stato speciale, come lo accolse anticipato, fattore delle sue migliori rappresentazioni estetiche; non viene assolto in tre anni, come normalmente impiega a nascere, svilupparsi, determinarsi in virilità; ma perdura tre lustri, irretizzandogli le cerebrazioni in modo acuto, donandogli, in oltre, le facoltà necessarie di costanza, coraggio e volontà per le quali ha sentito il bisogno di essere originale e similmente sincero.
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