- Non mi venite però, colla solita bestemmia dei linfatici a dirmi: "fosti vile, che non hai saputo lottare". Il mio dolore non fu chiassoso, non mandò gemiti. - Mi pare di andare a morte come andrei ad una festa". Amara festa della pace perpetua ed oscura: Alfredo de Musset, per quella cripta sollecitata e precoce aveva, da tempo, inscritto l'epigrafe: "Tout ce qui était, n'est plus; tout ce qui sera, ne pas encore. Ne cherchez pas ailleurs le sécret de nos maux". Sull'amico cadavere, Felice Cavallotti si chinava bisbigliandogli:
Dormi, povero martire!
Dormi! questa è la calmaChe agognavi".
Stia, così, più eloquente che non ci fosse in vita, mitingaio: non tacerà mai con diverso dolore di letteratura, colli altri carnefici di loro stessi per incompatibilità di carattere col mondo che pure avevano amato e sposato. Ma, se tra i superstiti, che ressero allo scomparire delle illusioni disincantate, si affaccia Carlo Dossi; se il suo delirio erotico si amareggia e si avvelena di disgusto, erompe e si esaspera La Desinenza in A(27); "Un'oncia di sangue di meno, un libro di più".
IV.
PASSEGGIATA SENTIMENTALE PER LA MILANO DI "L'ALTRIERI"
Se il biografo del suicida Alberto Pisani abbandona un istante il suo eroe e lo lascia riposare, torna subito a sè stesso - ed è forse la medesima istoria che seguita - e si compiace di confidarci: "Quando sono a Milano, in cilindro, marsina, guantato, con un sentore di muschio, leggo la Perseveranza, fumo cigarette di carta ed esclamo: "Sapristi!" Mi vedeste invece a Pavia, oh, mi vedeste quando fò lo studente, con tanto di cappellaccio e mantello!
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