Allora giuro per Cristo e Maria, dò del tu a chiunque e grido: "Viva Mazzini e Garibaldi! e il suo inno".
Tutti e due passeggiarono in quella Milano, on Milanin che se sgonfiava, e che si permetteva di conservare le strade ambigue, ed a metà campestri,(28) "fuor di mano, dove, nè le rotaje, nè i marciapiedi s'erano mai sovvenuti di entrare, sì bene l'erba cresceva al sicuro e qualche volta si coglievano fiori". Dove(29) "la casa di Elvira, doviziosa di vista, riguardava un giardino dall'ombre spesse e profonde, di là di cui verdeggiava un'ortaglia, e... così via, per ortaglie e giardini, l'occhio arrivava agli spalti chiomati d'antichi castani. Si bevea un'auretta tutta della campagna, e vi faceva la luna le sue più strane e poetiche apparizioni" - E vi abitò il Mago, in una straduccia de' Corpi Santi, che immetteva, dopo un guazzabuglio di piante, al di là di una prateria, in un cimitero suburbano e decaduto; - e vi si ritrovavano le classiche portinerie, dove, due comari, sacerdotesse della Sporchizia, madama Ciriminaghi e madama Pinciroli, discutevano sulla gabola del lott, convitando il caporal Montagna, perpetuamente incorizzato e la poveretta della giesa, beccamorti femina ed uccello di male augurio: - dove, era la dimora de' signori Fabiani, di Donna Claudia Salis, "nella contrada Moresca, lunga contrada vergine, a suolo ineguale" che sciorinava, per quasi tutta la sua lunghezza, de' muriccioli bassi di giardino.
Era la città che adolesceva, ma che, nella crescita precoce ed eccitata da fomenti estranei troppo caldi ed eccessivi, conservava la sua nativa e genuina fisionomia; la Milano fine ed intellettuale, in cui le Arti avevano la preeminenza sopra i traffici e le officine.
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