....(52) sul rugoso fronte non dome, L'ire fremevano dell'alma austera; Pasṣ imprecando: sferẓ: derise: Tutto è putredine! - disse.... e s'uccise
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Gignous, silenzioso ed immerso nell'arte sua, sembrava cabalasse, mentalmente, toni e tinte sino allora inediti: - Bernasconi, Tartaŕn di politica, fanfaronava piacevolmente. - I tre Fontana si invitavano a vicenda alle ciarle. - Achille Cova arguto, li eccitava e li contrastava; - Giovanni Camerana magistrato, si abbandonava, senza sospetto alla rima macabra, come un Rollinat piemontese, per avviarsi anche esso al suicidio; - Ghislanzoni, ironico balbuziente, raccontava le sue innumeri prodezze, giornalista, librettista dei Promessi Sposi musicati dal Ponchielli, baritono, novelliere; - Ripamonti interrompeva la scultura per la poesia; là dove non giungeva la stecca da modellare veniva la sua penna acuta a trafiggere; - Cesario Testa, che si firmava sopra L'Anticristo piemontese Belial, e che stava per farsi conoscere sotto il nome di Papiliunculus, riconosceva i suoi fratelli d'arte della Farfalla e li veniva a visitare: Cesario Testa, piccolo, bruno, nervoso, coltissimo, razionalista, naturalista, il ponte di passaggio tra la Scapigliatura milanese e la Scuola nova di Bologna; esulcerato dalle miserie della vita e pure travet laborioso, in perpetua bestemia contro il suo destino, cinico, pessimista e quindi romantico puro camuffato; intelligenza, brio, onestà, impiegato di poi alla Corte dei Conti ed alla Cronaca Bizantina, dove Angiolo Sommaruga ne abusava; Cesarlo Testa, anch'egli ricoperto di nebbie, di anni e d'oblio.
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