Ma, invitato si schivava dal confessare la sua età, desiderando farsi credere più giovane, mentre, spregiudicato e razionalista, aveva conservato la superstizione del Venerdì e del Tredici.
A Garibaldi inchinò, ed incondizionatamente tutta la sua ammirazione: "Un grande uomo; avrebbe potuto essere un altro Cesare, o un altro Napoleone; ma ghe mancaa la vena del loder". Il che, udendo, un giorno, Cremona affermò: "A ogni frase ch'el dis el ghe mett su la sabbia": la scolpiva, in fatti, nel marmo e la fondeva in bronzo, se, venutogli presso Carlo Dossi, ne preparava una futura Rovaniana. - Artisti letterati, follajuoli gli si affollavano in torno, racimolandogli giudizii sul momento, briciole di conversazioni e di aneddoti pepati sul libro a pena uscito, sul quadro in voga, sulla comedia e sull'opera datesi la sera prima; egli disperdeva le sue ricchezze ai più solleciti, nè si curava di serbarsele; se ne impinzava il Perelli, el me fioeu, cui dedicava un suo volume: "In segno d'amicizia che non si trova in commercio". - Quindici giorni prima di morire, Giuseppe Rovani lamentava: "Gran brutt segn; go voueja de lavorà!".
Ora, non più: Carlo Dossi e Primo Levi non riconoscono il loro paesaggio: "se ancora tutta una interessante(56) fantasmagoria ti assedia il pensiero, e i dolori e le gioie, le speranze, le delusioni dell'arte e dell'amore, la giovanezza fidente e la stanca maturità, la ricchezza e la miseria, la gloria e la oscurità ci passano dinanzi per dirti che questa è la vita". - Via Vivaio, Via Borghetto, Via Rossini, si sono fabricate, si spiegano sulle ortaglie, i giardini; l'Osteria del Polpetta lasciò piazza libera.
| |
Venerdì Tredici Garibaldi Cesare Napoleone Cremona Carlo Dossi Rovaniana Perelli Giuseppe Rovani Carlo Dossi Primo Levi Vivaio Via Borghetto Via Rossini Osteria Polpetta
|