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      L'humorismo è sempre un'amara vendetta vittoriosa: "e la satira"(72) torna a dirsi "che è la forma letteraria della malvagità, gli è necessaria espulsione per conservargli la morale salute", quando gli basti e non soggiunga: "Nella(73) satira si trova, è vero, una delle fonti dell'umorismo, ma l'umorismo non è tutta satira: essa trae anche la sua origine da quella parte di letteratura semisconosciuta dagli antichi, benchè corrispondesse ad un affetto che naturalmente dovevano anch'essi sentire, il pathos:" - per cui, se "il comico(74) è riso, - l'umorismo è sorriso".
      È ancora "la malinconia di un'anima superiore che giunge a divertirsi di ciò che lo rattrista", spiega Gian Paolo Richter: "è la perfezione del genio poetico", insiste Carlyle: "chi ne manca, sian pur grandi le sue doti, è un ingegno incompiuto; avrà occhi per vedere all'in su, ma non per vedere intorno a sè e sotto". - Addison desidera darcene la palingenesi, facendolo discendere dal Vero, dal Buonsenso, da cui nacque lo Spirito, che sposò una collaterale di nome Allegria. Fruttarono le nozze l'Humour, il più giovane della illustre famiglia, erede di esseri, di caratteri e di abitudini diverse e multiformi; perciò, era procede "leggiero spigliato, con abito bizzarro e fantastico, ora in veste nera, o togato come un medico od un giudice, ora in giornea pezzata ed a sonagliuzzi d'argento, tintinnabulante come l'Arlecchino, pirotecnica umana di lazzi, risa, sgambetti, scatologie.
      Dal novissimo testamento della moderna ironia, Taine estrae l'epigrafe imperfetta: "L'Humour è un quid di acre, di amaro, di oscuro, che nasce nei freddi cieli settentrionali". Scherier lo vuole, secondo Leibnitz buon tedesco ripieno dì salsiccie, di birra, "wrüst mit salkraut", la gaiezza dell'uomo allegro ed ottimista: - Stapler lo arma cavaliere della trista figura, bel-tenebroso, ritornato da tutte le gioje del mondo e da tutti i dolori, un idealista dissoluto - -Lo encomia Teofilo Gautier in sulla contradizione delle stravaganze; e Luigi Pirandello nostro definisce: "Un vero umorista dovrebbe dirsi solamente chi ha il sentimento del contrario, chi ha cioè una filosofica tolleranza spinta fino a tal segno da non saper più da che parte tenere; donde la pietà del contrasto"; sì che Spencer può dire: "Io rido, se nel massimo della mia attività, mi trovo nel vuoto; rido, se aspettandomi moltissimo, ad un tratto, non stringo nel mio pugno che il magnifico nulla". Carlo Dossi dunque ride, fa ridire, sorride e fa pensare, appassionato, se, al saggio del suo pensiero, se davanti al suo sogno entusiasta di bellezza, d'amore, di onestà, ritrova il magnifico nulla della vita moderna, nuda di tutti questi attributi, ricchissimamente vestita di tutte le altre virtù negative delle menzogne; e non usa la satira, la caricatura, la farsa, l'epigramma, ma una vera e propria sua arte di caratteristiche speciali, che si giova di satira, di caricatura, di farsa e di epigramma rifusi in una unità propria per una sequenza sentimentale, genuina e triste e lieta e rissosa e pacifica ad un tempo: arte, che ogni qual volta ci si presenta con opere degne di lei, anche vecchia par nuova, mentre ogni qualunque metodo scientifico, per quanto freschissimo, ci puzza sempre di cadavere quatriduano.


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L'ora topica di Carlo Dossi
Saggio di critica integrale
di Gian Luigi Lucini
Editore Nicola & C Varese
1911 pagine 242

   





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