- Massimo, Don Quixote, conserverà, sotto la magra e trista figura d'hidalgo spiantato, il cuore di Amadigi di Gaula; avrà per scudiere Sancio Pancia, cavalcator di un asino al suo fianco; assalterà mulini e greggie; distruggerà, di passata, la Cavalleria, per sempre. La sua persona bizzarra segna la fine della grandezza spagnuola; dentro la sua armatura, il monco di Lepanto, Don Miguel Cervantes de Saavedra, enumererà le ore di vita dell'istituto feudale; incomincierà la rivoluzione, che incoronerà la ghigliottina del '93, prevedendo e predicando la nuova istoria.
Il giorno in cui Swift, cappellano di lord Berkeley, torna dal Racconto di una botte, dove se la prende col Papa, Lutero e Calvino, canaglie e bestie ecclesiastiche ed eretiche, per mettersi a viaggiare, sotto l'abito di Gulliver, il paese di Laputa, la sua misantropia satirica, che non risparmia Walpole e il Re, morti e coetanei, indica che l'Inghilterra trabocca sopra i suoi confini d'isola europea, si distende e sta per fondare più grande patria, oltre li oceani, cui riempie delle sue armate, che assorgono il commercio e sostituiscono, al Pariato avventuroso, la Gentry sedentaria delle banche. Ma quando Sterne, col sorriso pallido e doloroso, con accento purgato di arguta proprietà di lingua e di una sottile percezione d'innominate sfumature sentimentali, riavvolto in una urbanità fredda, dignitosa, presbiterana ed ecclesiastica viene tradotto da Foscolo; Napoleone sfolgora in tutta la sua insolenza col blocco continentale contro le colonie dell'India, donde essa soffoca di pletora e necessariamente strema la madre-patria; l'autocrata ostenta la sua potenza in Italia, la suddivide, le impone principati di sua famiglia, ma non sa raffrenare e teme la libera voce del poeta immortale.
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