Sono, in fatti, li adolescenti, le donne nei travagli catameniali, i casti per regola monastica, le monache continenti per regola deprimente, le epoche ibride ed in isvolgimento, che, nelle inquietudini crepuscolari, pei cieli tenerissimi della primavera incipiente, nel volo delle nuvole marzoline, nell'urto de' venti propagatori di polline, nell'espressione sbocciante del virgulto, che inverdisce, nell'urgere dell'erba sui prati, nei misteri della fecondazione, trovano le figure mistiche, mitiche, sacre, demoniache, le rappresentazioni della Natura. Le Streghe appajono; sono il grottesco delle Ninfe; le Fate caprioleggiano i loro giuochi e discendono, cariche di doni, benigni e maligni; sono l'humorismo vivo delle Grazie. In un punto, nord e sud si trovano, si riabbracciano, oriente ed occidente, Cristo ed Heracles, Jehova ed Odino; Attila, dai Niebelungen, sporge la destra ad Ettore della Illiade; le razze scompajono, rimangono il poema ed il poeta, che le riassumono nella totalitā semplice ed umana: ridono e piangono insieme. Allora rigurgita il troppo pieno cerebrale, non utilizzato, non polarizzato dalle epoche basse e grettamente egoiste: si riversa; ghirigori di letteratura, anfratti profondi, preziositā oscure ed intense manifestazioni attestano che molta energia giovane č trascurata, che il governo di un popolo č non tale quale la ragion sociale del popolo stesso richiede; che esiste una soluzione di continuitā tra il cittadino e le leggi; che vi č qualche cosa che incomincia e qualche cosa che termina, che tutti sono malcontenti.
| |
Natura Streghe Ninfe Cristo Heracles Jehova Odino Attila Niebelungen Ettore Illiade
|