Nelle giornate epiche, il classicismo impera; la retta è norma; la risposta breve e monosillabica, concione: qui, tutti hanno uno scopo diretto ed evidente, per cui consuonano in bellezza glabra, sommaria e stilizzata il gesto del soldato, la prosa del legislatore, la poesia di vittoria e di orgoglio: la pienezza si risolve in giuste membra alacri e forti. Chi opera e fabrica è asciutto, proporzionato ed elegante; l'obesità marchia il sedentario cabalatore di cifre, di sentimenti, di sofisma, di inquietudini astruse, dentro cui si perde, gioisce e addolora.
Così, Carlo Dossi, a richiamo de' suoi fratelli d'oltr'Alpe ed Oceano, popola la sua biblioteca; voi ne vedrete i suoi più cari volumi dentro li scaffali e si chiamano: Saggi d'Emerson, Opere di Carlyle, quelle di Shelley, le altre di Gian Paolo Richter, a costa a costa, con Don Chisciotte, I Promessi Sposi, I Cento Anni, Pantagruel, la Raccolta completa dei nostri poeti meneghini, da Carlo Maria Maggi, al Raiberti, le Tragedie di Shakespeare. Questi formano il perno della sua dottrina e del suo credo estetico. A traverso le pagine de' suoi pari, egli si riconosce meglio; opera in modo che il suo sangue, fondamentalmente latino, ma ringiovanito dalli innesti barbarici, la sua mente italiana moderna, ma in giornaliero contatto colie opinioni, i tentativi, le esperienze e la saggezza straniera, il suo organismo sinceramente costituito di creta patria, ma imbevuto di più sottili ragioni internazionali, si inlievitino al contatto della vita contemporanea e si commuovano simpaticamente, producendo, a somiglianza di quelle letterature straniere, una loro espressione, che non ne deriva, ma le avvicina avendo, per specifico motivo: rendere una personalità in un'epoca di transazione e di aumento fisico e morale.
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