Schiudetene i brevi battenti; ecco una cassettina di ferro, incisa a grandi volute, a mascheroni, a trifogli, a bruchi ed a serpenti lunghi ed aggrovigliati, fatica perfezione di aggemmina e di variopinta ferruminazio: alzatene il coperchio, che scivola sulla cerniera, sericamente; due uccelli si volano incontro tra due rame di fiori fantastici; eccone un'altra più piccola di lacca, aspra d'oro in rilievo; ma, una terza, quindi, una quarta; l'ultima d'argento tutta con quattro rubini, quattro macchie di sangue alli angoli. Dentro, la preziosità riposa sopra un letto di velluto, riparato da una guaina di seta ricamata. Toglietele l'ultima veste; mostrate nuda la bellezza; un idolo: se svitate la mano destra, erta in segno di benedire; vi ritrovate, nel cavo, un anello massiccio d'oro scolpito; porta un corpo di donna straziato dall'amore di una piovra, divinità del mare; nasconde, in una voluta della figura, una impercettibile fialetta di vetro, la quale conserva la morte sotto forma di una goccia di curaro: la difesa, l'offesa, la liberazione.
Sovente udii da Carlo Dossi magnificare i libri che apprestano, ad ogni nuova e ripetuta lettura, un motivo non prima scoperto a tutto profitto delle nostre insistenze. Arte psicologica, in cui egli eccelle; che mi si rappresenta in uno schema eguale alle circonvoluzioni del cervello, anfratti, in dedalee insenature, in meandri sinuosi della materia grigia; pura arte cerebrale. Magnificenza della energia dell'anima, un quid inispiegato ancora, come la scintilla elettrica; immensa potestà, chiusa nel breve e piccolo corpo fragile, ma che ascende l'infinito, rimanendo pacifica e perscrutando, in sè stessa, l'altitudine e la profondità della materia e della forza: pensiero divino.
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Carlo Dossi
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