Pupe di carne innervate a capricci ed a cattiverie, pupe di cenci, di cera, di mecanismo, si rispondono, nel giuoco, appena uscite dalla culla, in sulle prime pagine; si destreggiano, nella scuola redibitoria della guardaroba, del lavandino, della scuderia, nella normale educazione del servidorame; incominciano a vivere a paragone per la civetteria, l'inganno, l'intrigo, l'elegante viziosità.
Carlo Dossi, non ancora padre, non ancora chino a scoprire ed a scifrare l'intimo fiorire della intelligenza e del sentimento sopra figli suoi, ebbe delle intuizioni esatte, delle rivelazioni istintive e naturali, quando dettaglia il piccolo tenace ed egoista organismo della feminilità bamboleggiante; prescrive anche una norma a' suoi per il futuro.
Poi il Collegio; un collegio tipico di ricchi, dove incontrate le bimbe di Rìmbaud e di Tarchetti ad erudirsi; dove si risvegliano le prime prurigini; dove, le angiolette meditano, col palato, il terzo dei sacramenti ed altre si preparano al settimo"; mentre si disputano "a gara il Millo del portinajo, un gongolino di un anno e se lo serrano al seno, e gli fanno il linguino, e il pizzicorino, e lo mangiucchian di baci e carezze - baci che han denti, carezze che hanno unghie - palleggiandolo, soppesandolo, mirandolo e di sopra e di sotto e all'indrizzo e al rovescio, per imparare forse, come i bimbi si fanno". E le malignità, e le insinuazioni: si determinano i caratteri.
Vi son dipinti i balli e le ragunate: casa Polonia espone le proprie magrezze, ricoperte per pudicizia, colle figliuole da marito; le mamme decantano le palesi e nascoste virtù delle loro bimbe all'incanto.
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