- Anche un recentissimo e giovane Georges Fouret decanta maliziosamente La Negresse blonde:
.....Sa mimiqueMe dicte, et je sais lire en ses regards profonds
De vocables muets au sens metaphisique;
Je comprends son regard et nous philosophons:
Elle croit en Dieu par qui le soleil brille,
Qui crea l'univers pour le bon chimpanzé,
Puis, dont le Fils-Unique, un jour, s'est fait gorillePour ravir le pécheur a l'enfer embrasé".
Dond'Eva evoluta, come codesta Singesse, va ragionando sul tema a mo' di Bernadette, intermessa una prova saffica classica e monacale: che, se non conosce Spinoza, s'acconcia a divertirsi, ritornando a ballare, cioè ad arrampicarsi di nuovo sulli alberi trogloditicamente a quattro mani, come ha imparato a stento a suonare il piano ed ha pensare a quattro mani.
Non sarà dunque logico l'intervento delle agitate verghe del sadismo e della correzione didattica:
Asinus, nux, mulier simili lege ligati,
Haec tria nil recte faciunt si verbera cessent";
ed a che pro?
Quid levius fumo? Flamen. Quid Flamine? Ventus.
Quid vento? Mulier. Quid muliere? Nihil".
Dove potrà rifugiarsi col proprio amore? Dove imbattersi nella bellezza fresca, nell'innocenza generosa della Sulamite? Chi gli ripeterà il versetto del Cantico dei Cantici? "Mane surgamus ad vineas, videamus si floret vinea, si flores fructus partorient, si flomerunt mala punica; ibi, dabo tibi ubera mea". O fecondità della campagna, a maggio, ed in quell'incenso di corolle sbocciate, in quelle sicure promesse, prossime a fruttificare, la munificenza lieta e serena delle grazie di sposa!
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