Per l'estetica di Carlo Dossi il caso avviene diversamente, il suo fabricare, cioè il credere di nuovo, ha fondamento nella riconosciuta e sentimentale solidarietà umana, verso un progresso illimitato di una necessità impellente biologica: l'utile. Ogni cosa, istituto, essere e credenza si evoluziona e si raffina verso un modo più facile, più sicuro, meno confuso e più armonioso di vivere. L'Utile, adunque, nella sua assisi, s'apparecchia a diventar Bene, e Federico Nietzsche vorrà invidiargli questa rinnovazione di valori etici, che per l'altro non significa se non il secondo motivo della sua estetica. Dal concetto: "L'uomo ha bisogno di essere buono (onesto) per vivere meglio", estrae la conseguenza: "L'uomo migliore è anche più bello": e la reciproca: "Lo stato più confacente per l'uomo, perchè sia bello e buono, è la Società", in senso lato, in senso cooperativo. Perchè in fondo la sua società ideale che ammette tutte le libere espressioni ed espansioni dell'organismo umano, si rappresenta in compromesso collo stato di natura del Rousseau, donde gli attinse il processo iniziale e la prima idea indulgendo pure all'Emile, per La Colonia Felice.
In fatti, di fiele, di assenzio, di disgusto e d'ironia non vive un letterato; è necessario ch'egli sappia trovare motivo più nutriente, più dolce, se non l'ambrosia olimpica, a cui non crede più, almeno una panacea, una nepente salutare che si distenda sopra le sue piaghe ulcerose, ne acquieti il bruciore, le addormenti, gli induca in riposo la febre, dentro il cervello esagitato.
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