Fors'egli vide, in rapida e vorticosa apparizione, passargli davanti le imagini luminosissime di un Inno al Dio Venturo: ma per quanto non sorpreso nè da(116) follia, nè da morte, ancora riguarda invano questo fastigio del suo edificio di pensiero e di parole incompiuto come il palazzo di Asar-Haddon a Nimrod, "o come(117) per esprimermi con più modestia, quelle insegne bottegaie, che cominciate con spavalde maiuscole alte un braccio, finiscono, per l'imprevidenza dell'imbianchino e la scarsità dello spazio, con abbreviature spilorcie e pusillanimi minuscole".
Così, si sermona e si ragiona, stando nella comune anticamera neutra e promiscua, in cui fa attendere i propri lettori ed in cui si immettono due porte: una a settentrione, che si apre sulla galleria de' Ritratti, l'altra(118) a levante che si apre nel poliorama delle sue fantasie filosofiche: con ciò vi trattiene, e, prima che volgiate ad una porta o all'altra, vi porge la Guida ufficiale per visitar meglio i luoghi.
La sua filosofia incomincia, da questa proposta, dopo dì aver saggiato la apparente purezza delle intenzioni umane, con una serie di investigazioni e di domande. Foscolo, prima di lui, aveva insinuato: "Stimo le virtù l'arte di mascherare i propri vizii, e la civiltà, la scienza per cui li adoperiamo in modo d'apparire onesti". Onesti? Carlo Dossi conosce che il miglior galantuomo è colui che non si pregiudica col commettere delle cattive azioni, perchè glie ne vien danno: "oh siate indulgentissimi(119) fuorchè seco voi", esclama.
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