Lo(134) Stato è sempre un peso immane: pure bisogna pagarlo alla Società col prezzo del lavoro; come alla Natura si paga la Vita colla Morte. Da giovanotto fui persuaso che bisogna rassegnarsi allo Stato come alle sepolture. Oggi è sepoltura aperta che ammorba. E così in me si venne delineando il concetto dello Stato, come un organismo in cui tanto scema il Governo, quanto di autonomia acquista la persona. Un tale concetto, esplicato idirettamente, tirava all'Ideale della Repubblica sociale. Se nello sgravarci di tutto questo, però, noi non possiamo, nè potremmo, buttarlo giù ad un primo scrollo di spalle, riduciamolo - dico io - secondo il disegno evolutivo della storia
; però che questa si avvia all'Anarchia deliberatamente. Al maggior filosofo italiano moderno può ben rispondere Carlo Dossi: "La Libertà(135) consiste nel poter fare quanto si deve volere, e non nell'essere costretti a far quanto non si può, nè deve. Ora, dato un Governo tutte le forme si valgono. Quod interest quot domini sint? Servitus una est! Dato un governo, il migliore è il meglio amministrato. Ed allora, noi sentiamo tutti i mali della libertà perchè non la possediamo intiera".
L'osservazione critica si ripropone colla salacità fine e acuta, col senso nascosto della pratica: lo sentiamo irridere alla religione dello Stato, alle Religioni delle masse, alla Religione del Socialismo, alla Religione del Papa; e però ci consiglia alla osservanza di un codice, di un decalogo, di un rito, di un governo, contro cui si appunta e storce il suo Regno dei Cieli, il Quinto Vangelo!
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