A qualche cosa serva anche l'inutile ricchezza della poesia e del sogno, a popolare il deserto della morte coll'al-di-là" a soggiungere ragione di governo colla pompa e le menzogne pietose delle religioni: "L'illusione(146), l'errore necessario, è perciò il profumo più squisito della vita!".
Diplomaticamente De Maistre l'aveva già ammesso e Carlo Dossi gli si apparenta più che non a Manzoni, come meglio a Nietzsche che non a Rosseau. E pure, quanti ascosi legami, quante secrete intelligenze allacciano Nietzsche a De Maistre, - Rousseau a Manzoni! De Maistre, che considerava il catolicismo ragion sociale, sorride alle ingenuità di Manzoni, che lo attesta ragion morale: il Dossi può proclamarlo religione positiva, utile, il giorno in cui può giovarle al nostro interesse quando, comunque, ci allontana da un pericolo, ci consiglia su quanto ne nuoce, ci propone ciò che può aumentare la nostra felicità. Onde, chi sgorgò da viva fonte manzoniana e percorse un lungo cammino tra bronchi, sassi, cascate, paludi e calmi laghetti ornamentali, pur contrastando alla Morale Cattolica, la ripropone per convenienza; e dopo maturo esame, può aver motivi di credere: "Manzoni(147), come ogni grande humorista, è scettico. Non si guardi alla esterna fisionomia dei Promessi Sposi. Dentro in vece. E Manzoni non crede; ma il suo scetticismo è vestito di fede; e ciò l'introduce, sotto mentite spoglie, nel campo avversario: Rovani pure non crede; ma ostenta la sua incredulità a volto aperto, e forza il nemico d'assalto". E Carlo Dossi?
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