Egri(150) eravate - interruppe il silenzio la voce del capitano, leggendo - non vi spegnemmo, guariste. Da ogni Vizio, Virtù. Roma, covo prisco di ladri, diventò nido di Eroi: siate Roma!
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Il nocciolo latino, fondamentale, un'altra volta appariva, anima indimenticabile, nell'innesto barbarico, che, chiaramente aveva inlievitato il racconto da Rousseau a Victor Hugo; felicissima integrazione. La Colonia Felice incomincia dove termina il romanzo intitolato La Colonia Felice.
Carlo Dossi può, com'egli crede, condannare, nella Diffida, che precede la quarta edizione del 1883, La Colonia Felice. Corroborato dall'arida efficacia del vero, dalla dura esperienza, che vorrebbe cancellati li ultimi fantasimi delle nebulosità ottimìste, azzurro-rosei, sotto il nero-fumo del sopravenuto pessimismo, sconfessa, per ragioni scientifiche e pur lombrosiane, il concetto del suo lavoro, non ne accoglie la forma, sembrandogli lo stile troppo latineggiante e la concezione di romanzo storico impropria. S'egli desiderò ripetere la piacevolezza di Manzoni sul Romanzo storico, non so: comprendo invece lo scrupolo della sua sincerità, che gli fa preferire la verità del suo momento del 1883 all'altra iniziale del 1874. Comunque, egli aveva fatto onore alla sua antica divisa: "Tuttavia(151) ai presentì miei occhi (i quali non sono gli stessi di jeri e non saranno que' di domani)", predisposta nella prima giovanezza letteraria: e per ciò li occhi suoi del 1883 videro in modo specialissimo; se, per due altre e successive ristampe, quel suo lavoro apparve ma non sbandierò Diffida in sulle prime pagine.
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