- Io pure la trascuro.
Ora, qualunque sia l'apprezzamento, che, delle sue proprie idee oggi faccia Carlo Dossi, non vorrò dimenticare che La Colonia Felice venne di quel tempo, e, per discussioni legislative, citata più volte nelle Camere italiane a sostegno della abolizione della pena di morte e della istituzione di una colonia penitenziaria; sì che la salace arguzia di Cesare Correnti, scrivendone all'autore, trovava modo di pungere: "Voi vorreste(152) che io, affogato, come sono, negli zeri, vi scrivessi qualche cosa del Regno dei Cieli e della Colonia Felice? Ieri, il Senato votò confermata la pena di morte. Domani, la rivoterà anche la Camera dei Deputati. Lasciatemi dunque ripigliare la marra e continuar a dirompere codesti sassi. È una brutta conclusione di vita, dopo essere riuscito a fare (scusatemi, volevo dire a vedere) una rivoluzione poetica, terminare vecchio e cieco a voltar una macina di mulino. Dio, che non è sordo, nè muto, ma ha orecchi e lingua nel vostro cuore, vi conservi giovane e buono anche quando vorreste essere matto". Magnifica patente di genialissima inattuabilità, per la quale chi ha scritto La Colonia può essere sicuro di aver torto per molto tempo, ma di sopravivere alli errori de' plurimi, che sembrano aver sempre ragione. Intanto Giosuè Carducci gli faceva sapere: "Ho ricevuto(153) e letto tutto di un fiato il suo libro. È una rappresentazione potente, a momenti sbalordisce. Meglio, molto meglio dell'Alberto Pisani, ultimo libro suo a me conosciuto.
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