Tali figurazioni hanno una medesima origine soggettiva, e per questo si sono esteriorizzate oppostamente: ciascun poeta ha scoperto nel suo mondo nuovo, creatogli dalla sua sensibilità e dalla sua volontà, e nell'uomo foggiato a sua imagine, queste varie espressioni, queste certezze intime, cui rende universali, regalandole di organi, di movimento e di possibilità generativa. Tutte sono verità, nè si negano reciprocamente; quand'anche si contradicano, non si annullano; si inanellano, invece, conseguentemente, determinando, con maggior precisione, or l'una or l'altra delle faccie del poliedro della vita multiforme e segreta, con più delicato disegno, in una luce più propizia e più intensa. Riuscito Carlo Dossi dalla astrusa e dedalea arteria collaterale di Don Alessandro, scaturì in un tipo personale; ha costituito un altro anello della catena genetica letteraria, per cui il dimenticarlo, od il trascurarlo, importa una reale oscurità ed una lacuna nello studio delle lettere nostre.
Pure, la pigrizia, la burbanza, la vanità, le confusioni, attributi d'ogni e qualunque giornalismo affrettato, lo lasciarono da parte. E quando Domenico Gnoli, vecchio bibliotecario, considerava poco fa: "si è staccato il gancio che congiungeva l'arte nostra alla vita nazionale, l'anello che continuava la tradizione" errava, perchè non aveva posto mente al caso Dossi. Oggi, si incomincia a scorgere qua e là interrottivamente la sua influenza; noi riconosciamo in lui un nostro proprio esponente, perchè tutto in lui è rimasto italiano, anzi, lombardo nella forma, nel modo, nel tono di comprendere la vita e di renderla.
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