.. Quindi e ammassi di cenci infagottati in manti porpurei, e boccali di bettole contenente Tokai e pietre murrine scavate ad orinale e aquilotti in catene imbalsamati con rospi che strillano da usignolo e usignoli che rantolano rospinamente. Nè va taciuto di un violoncello di Stradivari cui servirebbe da archetto un bastante da scopa, nè un topo nella gabbia di un canarino, che invece resta intrappolato, nè i diritti dell'uomo, cuciti colla cabala e il sillabo; e Rousseau sposato a De-Maistre, e Omero a Merlin Coccajo. Ma quel che vedi gli è il meno. Più l'occhio insiste in quel folto di roba e più ne discopre. C'è, dico, roba da insuperbire mille palazzi. Di chissà quanti - morto chi la possiede e distribuita con senno - farà mai la nomea! Chè, se ora c'è tutto, pur manca tutto. È luogo più fatto per imbrogliare che per sviluppare le idee. A volta ti sembra di essere nella magnifica confusione di una foresta vergine; ti miri attorno - sei fra il prezzemolo... Provi, insomma, la nausea del toujours perdrix, della essenza, che, per troppo sapore, è una offesa al palato; provi il disagio di una interminabile scala senza ripiani e di una biblioteca senza catalogo. E però t'allontani alla svelta, non degnando pure di un guardo la soglia, che, in un mosaico di tutti i colori, vuol rammentato, con modestia superba, il nome di Carlo Dossi".
Non formalizzatevene; egli usa codesto garbo; sente di esservi più comprensibile; dà di sè stesso l'apologo e l'apologia; non diversamente usò con Rovani, descrivendone il tempio: in cui "entrare(163) e sentirsi il cappello di troppo è tutt'uno.
| |
Tokai Stradivari Rousseau De-Maistre Omero Merlin Coccajo Carlo Dossi Rovani
|