Perchè Carlo Dossi pregia e non lamenta la fortuna vituperata da Jean Moréas, ritornato alla academia, dopo le brevi rivoluzioni simboliste quando, nelli Equisses et Souvenir allude a sè stesso, discorrendo di Goethe: "Infelice il poeta che nasce in uno de' momenti equivoci in cui la tradizione dell'arte è passata a caducità ed è necessario distruggere l'ordine per cercare di ristabilirlo sopra di una più solida base. Può darsi che si invidii la gloria di tale artefice, ma la vita sua, in quell'immenso sforzo, è pur sempre avvelenata". Ora, se l'autore di Colonia Felice prese luce in una di queste crisi, come Goethe, come il Moreas - in cui la genialità per essere feconda deve prestarsi ad assumere l'aspetto di una originale pazzia - non ne farà mai ammenda coll'imitare il greco-francese, al quale lascerà digitare da solo l'alessandrino classico
Vos scrupules font voir trop de delicatesse;
egli rimane il barbaro e si compiace di attestarlo, già che almeno in arte non si smentirà mai. - "Dossi(171) è nato per essere un corruttore delle lettere italiane: - dice egli di sè stesso. - Ed in ciò gli Italiani gli dovrebbero riconoscenza, perchè, così, egli prepara loro un nuovo rinascimento. I libri del Dossi sono, quanto al carattere, un misto di scetticismo e di sentimentalità. E due sono i periodi dello stile di lui: I. di avviluppamento, II. di sviluppo - L'Altrieri, ad esempio, si compone di tre parti che sono come le tre persone della Trinità. In uno, il Dossi si rimane terra, terra (parte seconda) nell'altro sta a terra, guardando il cielo (parte prima) nell'ultimo, in cielo e guarda in terra.
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