- Con maggior ragione, allora la folla che pesa è sucida, il greggie, non si ritroverà in Carlo Dossi; e Pipitone Federico lo ha già notato: "A chi(174) sappia intenderlo, apparirà forse il più meraviglioso ed efficace prosatore d'Italia, dopo il Foscolo e il Guerrazzi, l'unico credo, che sappia lottare vittoriosamente colla lingua restia; pure, affermo, che solo pochi riescono a intenderlo, perchè al pubblico non corre obbligo di educarsi a un'aristocrazia fuor di moda adesso". E però, quanti ha egli trovato che si piegassero alla sua difficile disciplina?
Che sian pochi, qualche volta, l'autore di Desinenza in A ha rammaricato per le solite ed umane contradizioni; e l'ho visto rimbrunito davanti alla indifferenza de' più, e, ne' colloqui in cui mi apriva il suo animo ed il suo affanno, recitare un de profundis di amara rassegnazione. Riguardo a sè stesso, dechinato a precoce vecchiaia, ascendeva a generalizzare: "Ad una certa età, come non si può più coitare, così non si ha più la capacità di voler bene, di essere buoni ed onesti:" riguardo alla sua epoca, di una gagliardia che fu, insisteva particolarmente: "Morto Cremona, il mio Perelli, Grandi e Crispi, il mio tempo e l'opera mia hanno cessato di agire" In altri istanti, più scorati e di una sincera umiltà, suggeritagli dalle malinconiche riflessioni del dolore fisico, sottopose sè stesso mancipio di una dispettosa e crudele reversibilità: "Tolto di carriera, nessun onore letterario, salute mala: oggi, per quale giusta ragione, ch'io non conosco, sconto con queste pene una mia incosciente malvagità, o la cattiveria de' miei maggiori?
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