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      L'autore della Colonia Felice, colla quale vaticinava chiaramente l'Eritrea, è il geloso depositario dei segreti grammaticali di Don Ciccio, la cui lingua superiore non accetta la sintassi del volgo, nè la pedanteria delle vecchie formole letterarie. Annesso alla carica di primo ciambellano, oltre ad uno stipendio cospicuo, vi ha un proverbio onorifico: "La chiave non ha ossi, ma fa rompere il Dossi".
      Del resto la sua curiosità d'antitesi se ne è sempre avvantaggiata. Mentre riconosceva in Crispi "una(178) virtù massima, la celerità; ed un massimo difetto: la fretta"; mentre rivolgeva in mente, e ve la conservava per una colonna votiva al Dosso, l'epigrafe: "Francesco Crispi, d'animo grande, fantasiò che l'Italia fosse grande o cercò suscitare negli Italiani la coscienza del loro valore: ma la folla gli rispose che voleva essere piccola e vile, e fra tanto volontari pigmei più gigantesca apparve la sua figura" - non si dissimulava la meraviglia di trovarglisi vicino: "Strana(179) sorte la mia, questa di Carlo Dossi, d'essere diventato lui - lui l'amante e l'entusiasta di ogni nuovo principio e forma avvenire - il collaboratore di un uomo il cui pensiero e la cui dottrina è tutta roba da rigattiere, roba vecchia, senz'essere antica, straccia ed usata". - Forse gli pareva, come(180) ad altri sognatorelli suoi pari, la molteplicità della vita cosa interamente vera?"
      Comunque, egli ne sperimentò l'efficacia; e se alcuno mai può vantarsi d'aver visuto in triplice partita - novissimo calcolo che esorbita dalla computisteria ma è tutto psicologico e letterario, - costui è Carlo Alberto Pisani-Dossi.


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L'ora topica di Carlo Dossi
Saggio di critica integrale
di Gian Luigi Lucini
Editore Nicola & C Varese
1911 pagine 242

   





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