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      Né il pubblico, né la critica vorranno prendersi tanta roba per quella che vien mostrata, ma piú tosto per quanto sia, e farà giustizia. E farà bene». Or dunque costoro diranno cosí e non avranno torto: ed in fronte ci bolleranno di quel marchio che noi stessi ci siamo fabricati e vi stamperanno a lettere arroventate: Decadenza.
      II.
      Ma il punto sta nel vedere dove in verità esiste decadenza: o in noi o nelli altri o in nessuno? E però sgraziatamente ci siamo detti decadenti e, non essendolo forse, resteremo.
      Decadenti però non in quanto all'opera, ma in quanto alla vita: dacadenti, perché ogni cosa che ne circonda, scienza, religione, forma politica, economia, si tramutano, né il tramutarsi è senza una fine, né la fine è senza una morte od una rovina: né senza morte e putredine havvi nuova vita. Se ciò è dunque vero, quale arte, quale rappresentazione grafica o plastica è possibile che sia l'espressione dei tempi nostri, di questa lotta contro il già fatto per il fare nuovissimo, di questo abbattere il finito e l'incatenato per la libertà?
      Ogni passo avanti che calpesti un pregiudizio, una forma sussistente non nella coscienza ma nell'aspetto, un diritto che si fonda non sull'eguaglianza ma sulla disparità, una sanzione che consacri non la universalità ma il singolare, un privilegio che difenda non una sostanza ma un'apparenza: questo passo sarà sempre una conquista nel campo morale e materiale della società: la comunità non rivolge mai le spalle alla meta: fuorvia e vaga, e sarà allora davanti ad un ostacolo troppo prepotente, per scansarlo, o per seguire piú alacremente il pensiero, cui il desiderio suscita coll'urgenza alla fine, ma che il potere non consacra né concede.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





Decadenza