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      La sintesi (e da qui la novissima forma del simbolismo) assurgendo dal singolo alla universalità, ci ridona invece la fede negli uomini e la sicura nozione del mondo astante.
      Una pregiudiziale: Per fortuna ormai si sente il bisogno di un'opera d'arte che non ci dia un particolare erotico, ma piú tosto una trattazione complessa dell'amore nelle sue relazioni sociali. L'affetto per la creatura come un egoismo, fa perdere la nozione all'uomo del proprio valore nei rapporti col mondo: quindi, perché dal singolo non si potrà riescire al complesso, dall'uno al tutto? Se l'amore è spinta universale, perché frustrarne lo scopo, volendolo tributare ad una donna che nulla sa di questo enorme sacrificio e di questo dono imperiale? E concludendo che la felicità, quale la ricercano li assetati di carne e spirito feminile, mi sembra chimera inafferrabile, amo dichiarare ancora una volta che al contrario esiste felicità nel soffrire e nell'essere disconosciuto, lottando a pro del bene per li umili, e che le lagrime ed i pianti rasciugati allevano tali fiori che intessono la migliore delle corone di potenza, quale uomo mai possa desiderare.
      [In «Domenica letteraria», a. II, n. LVIII, 7 febbraio 1897.]LO SPECCHIO DELLE ROSE(3)
      L'artefice ha costrutto una vasca di fontana. Perché meglio risplenda ai soli orientali, egli ha scelto il lucido alabastro tenero e rosato come un seno di vergine, percorso sinuosamente (tenui fiumi descritti a meandri bizzarri) da vene intense di croco. La conca della fontana polita, in alto di una scalea, si arrotonda e si apre concavamente, come una valva di conchiglia: anzi, all'incendi celesti del tramonto, se il sole vi batta, vedi colorarsi di rosei calmi e pudichi il marmo, quasi che il sangue dentro profluesse ad animare.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354