Riposo? Oltre all'impaccio pungente, spingendosi, urlando, coll'occhi di febbre e le mani impazienti, la folla, tutti quelli a cui non è dato passeggiar nell'orto e ad assaggiarne i frutti si sono stretti, minacciano, venuti da lontano per questo.
Di questi gridi ho intesa la profonda, dolorosa significazione, che per molto tempo non potrà piú comprendere la dolcezza dell'eptacordo dorico suonante sotto una mano candida e maestra, la melodia di pura bellezza: in questo punto della mia vita non posso commuovermi alle note dell'arpa, ma debbo fremere, ed incitarmi allo squillo delle fanfare.
[In «Il Secolo XX», 31 luglio 1898.]LA SALVEZZA(4)
Per un astruso ritentar d'arte, seguendo sottili trame musicali ed antichi metodi rinnovellati per la sua personalità, Emilio Almaura persegue un sogno estetico e lirico. La fatica del cervello, la incontentabilità dell'autore, la irritazione d'aver per sé compreso a fondo, ma di non poter fuori spiegarsi a fatto, lo conducono, grado a grado, ad una morbosa sovra eccitazione. Il poema musicale si sforma, non risponde alla vita, meglio non dà né la vita né l'orgasmo da cui si concepisce. Le squisitezze infeconde del ritmo, l'anormalità sistematica della esposizione, lo sforzo indicano che il getto puro, incondizionato e cordiale della melodia e della idea armonica si isterilisce e manca affatto. Sogno svanito. Quest'arte ancora Sfinge, sempre Chimera dovrà dunque divorarlo, o perderlo nelle nebbie di una indefinita maestà che si ricongiunge al nulla?
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Secolo XX Emilio Almaura Sfinge Chimera
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