Gioventú, forza, grazia profuse nel dono, dono imperiale della sua carne, suggellano l'amore ed il desiderio e della verginità completano il sacrifizio. Redenzione, trionfo dell'atto sopra il sogno, della vita sopra la Chimera, Sfinge ingorda d'anime, gelosa di pazzie: Silvia «la Salvezza».
Morale: Ecco come trapassano invanamente le brevi ore nel deserto del sogno. Ora, non vogliate suscitarvi da torno questo mondo di morti. Vivere significa agire: contro alla morte sta l'azione: il sogno partecipa della morte, velo di nebbia espresso dai paesi di nebbia per ingannare i paesi del sole. Vivere significa operare, amare, soffrire, produrre in fine. Il sogno è quanto suscita quest'arte moderna: voi non vivete adunque, Artisti, perché non operate secondo natura e vi allontanate da natura.
Criticamente parlando, certo nessuno meglio di Guglielmo Anastasi ci avrebbe potuto dare l'ambiente lirico del teatro e le notazioni delle persone che vi agiscono, perché, prima buon commediografo, dopo eccellente tenore per elezione, ha avuto campo di studiare e di ritrarre dal vero quelle scene. Onde, la prima che apre il volume si rivela di una sobrietà ed insieme di una evidenza non comune. Ma come fu felice in questo, non lo è nella scelta o meglio nella esagerazione voluta de' personaggi del mondo letterario. Se la scena, come sembra, si svolge a Milano, un milanese che riconosce nelle descrizioni del volume il suo paesaggio cittadino, le vie sue, nelle diverse differenziazioni dell'ore, non potrebbe però ravvisare nei critici, nei poeti, nei musicisti dei tipi veramente milanesi.
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