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      Arte che parte da un concreto, contiene il lievito del sogno; e chi mi assicura che il sogno non sia un antivedere? Se allora, semplicemente, per la praticità ed il commodo della esistenza, si dovessero abbandonare tutti li elementi che ci allontanano dalla materia e ci avvicinano alla idea, che è forza, perché tutto una grigia uniformità si stenda a coprire intelligenza e gesti, a che varrebbe l'arte? La funzione iniziale e null'altro, quanto esorbita e ci porta oltre e verso le grandezze, efficenze pazze; vita da bruti, la sintesi e la pratica desiderata.
      Certo che l'Anastasi fu tradito dal proprio pensiero; voleva meglio significare, che la insufficienza moderna dell'artista, il quale può sentire, ma non può produrre, è causa delli abbattimenti e delle crisi dolorose che stagnano e perdurano nella società artistica e squilibrano collettivamente verso delle chimere irraggiungibili; ma d'altra parte doveva aggiungere che tutto questo piuttosto deriva dalla malattia di volontà, la quale si inasprisce, quando del lavoro non trova corrispondenza nella folla; corrispondenza inutile all'artista cosciente e volontario, che del proprio plauso si accontenta, sapendosi araldo dell'avvenire.
      Contradictio in terminis, il bel lavoro dell'Anastasi è la miglior prova del rinnovamento romantico e letterario che i retori vogliono condannare e tener invano lontano. Combattendo quest'arte, l'Anastasi ha dovuto di necessità, perché artista, acconciarsi alle sue nuove formole ed alle sue nuove dizioni.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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