Non lo consiglio alli sfaccendati del Lido scutrettolanti nell'abiti chiari di spiaggia, ad ammirare le grazie, piú o meno tizianesche e posticcie, che i collants immolati dei costumi rilevano.
Ma chi, per amore e sottil gusto, peregrina nelle chiesuole a ricercar li intagli delli stalli, le preziosità delli affreschi, armonizzati dalla patina del tempo; chi sosta alle colonnine di marmo delle finestre bifore; chi si compiace pell'ori smorti del mosaico, alla ruggine delle balaustre di ferro battuto, ai plinti dei vecchi pozzi in fondo ai campielli, alle romantiche e ormai troppo letterarie colombe di San Marco, alle flavescenze delle treccie delle moderne Gioconde, passanti, sulli zoccoli alti, ai luminelli dell'acque dentro le stanze chiuse ed ingrigliate ed alle malinconie delle rose sfiorenti, dai bassi muriccioli, sopra al felse delle gondole, cigni neri a scivolare sul moerro ombroso dalli oleandri protesi in sul canale, se l'abbia compagno diserto e discreto.
A costoro, che aspettano di leggere l'oda squisita, che il Fradeletto cantò anni sono alla Scala, in limpida prosa, per sua Venezia, dedico in lettura i Ricordi veneziani, motivi di suggestione da simpatizzare, da fondere e da rinnovare in una passeggiata a Venezia, ora, che la «Quarta Internazionale» gareggia d'estetica e di spettacolo d'arte colla città ospitaliera alle tele ed ai marmi di tutta Europa, nel verde silenzio dei suoi Giardini Pubblici.
Ed anche pei fanciulli eccovi una minuscola Venezia di monelleria; Monelli veneziani(8). È l'istoria di due piccoli giornalai che vanno gridando per le calli i fogli della sera e del mattino; la riabilitazione dell'ozio tipico veneziano, obbligato e fatto ragione dalla decadenza economica della città; riabilitazione voluta senza intervento di provvidenza, di beneficenza borghese, e d'altre baie del genere, ma per opera autoctona, direi, plebea.
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