Il libricino è umile ma coraggioso; suo ufficio rettificare e rendere uomini produttivi e consci della sua umanità «quella ragazzaglia abbandonata che cresce priva di educazione, di pulizia, di cure affettuose, nelle calli e sulle fondamenta dei sestieri popolari di Venezia, come a Chioggia, come nelle altre isole della Laguna, come - pur troppo - un po' da per tutto»; fare di questo anonimo esercito dei cittadini nemici del vizio e della corruzione, di quelli errori e di quelle ingiustizie sociali che rendono ora inevitabili simile infamie; richiamarli dall'inerza che produce ladri e truffatori e assassini, «i quali saranno puniti con severità dalle leggi che sanno colpire ciecamente la colpa, non mai prudentemente prevenirla».
L'autore, il Benassi, lo dedica ai ragazzi. Sono quindi lontane le antologie e i florilegi, le novellette e tutto il resto del buon abate Tarra, del Fornaciari e delle lagrimose e pie dame del biscottone, che si pregiavano di scrivere dei minuscoli raccontini ad uso delle scolaresche elementari. Soffio nuovo di coltura e di idealità oltre la didascalica; questa, la prova delle piccole anime davanti ai problemi sociali, davanti alle miserie comuni della esistenza.
E perché il volumetto è utile e sano, naturalmente il municipio di Venezia, che permette e consiglia certi metodi di insegnamento ripugnanti al buon senso, ed impone, senza il parere delli insegnanti, libri, in lettura, di una troppo evidente sciocchezza; testé, per essere coerente, proibisce i Monelli alle scuole.
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