Successo librario indiscutibile: quanto a successo d'arte vedremo: in ogni modo, constato che l'esemplare cui andiamo sfogliando è nel diciasettesimo migliajo(9).
È un libro che vorrebbe essere una battaglia cruda, aperta vittoriosa contro tutte le sfumature delle cosí dette classi dirigenti. Sgraziatamente, avendo veduto l'autore ogni fatto morale e fisico con una mirabile lente di ingrandimento, l'efficacia della psicologia e della descrizione gonfiata nel suo stile si perde dentro l'ammirazione, alcune volte ironica, del lettore fuorviato e stranito dal paradosso, e dalla esagerazione.
Dunque opera di moralista a metà. Mirbeau intinse la penna nell'inchiostro denso e rosso di Agrippa d'Aubigné, senza scrupoli; sfoggiò delli epiteti alla Svetonio e svolse delle frasi giovenalesche coll'indifferenza di un giornalista di professione; sulla pagina avrebbe potuto inscrivere ed ommise, la declamazione di Gregorio Magno:
«Si autem de veritate scandalum sumitur, utilius permittitur nasci scandalum, quam veritas reliquatur».
Se pure qui, la verità sia divenuta un qualche cosa di elefantesco, di goffo e di enorme insieme, sformandosi da quella donna nuda e bionda, che dovrebbe essere, secondo la tradizione simbolica, sorgente dal pozzo d'acqua limpida e fredda.
Finzione della favola, vieta, comune e frusta; imaginazione eccitata di cattivo gusto valgono a plasmarci delle cose e dei fatti saputi sulle cronache cittadine. Vi è d'ogni cosa: il libriccino di note di un reporter, il fondo di magazzino di un vecchio giornalista si sono svuotati nelle pagine una veste sgargiante.
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Agrippa Aubigné Svetonio Gregorio Magno
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