Ahimè! ripeto ancora, tutti costoro sono dei malati. Dove è il genio? Il genio che appare cioè lucido, vivo, sano, suscitatore? E pure tutti costoro sono dei genii; è la formola lombrosiana errata a priori, che raggruppa i dati sotto quelle categorie, che meglio le servono alle succedenti dimostrazione, come le tavole statistiche, le quali compiacciono utilmente alla scienza ed al Governo con non so quale verità; ed è per certo il genio una psicosi degenerativa?
Io non me ne intendo. Col medesimo piacere intellettuale di prima continuo a leggere i Promessi Sposi; mi interesso al De Vita del Cardano; ristudio le Pensées del Pascal; ammiro Swedenborg nella sua pratica colle idee; fremo con Guerrazzí nella sua Beatrice Cenci, fatale come l'Edipo di Sofocle; declamo e canto le Fêtes Galantes di Verlaine; rileggo l'Inferno di Strindberg; mi commuovo colle Confessions di Rousseau; sto col Wagner e non mi curo se la scienza dica: tutti costoro sono dei degenerati.
Ho parecchio riso, anni sono, quando, gonfiata quasi allo scoppio la teoria del maestro, il Nordau venne fuori colla Degenerazione; e mi guardai a torno cercando chi tra li artisti presenti, passati e futuri avrebbe potuto salvarsi dal marchio del pazzo. Io non me ne intendo. La scienza del Lombroso è scienza vera e sincera: ma tutti da Colombo a Verlaine furono dei veri sinceri e profondi artisti. Scoprirono, crearono, dissero e plasmarono delle bellezze. Le due strade, quella della scienza e dell'arte procedono per l'avvenire infaticabilmente, ma parallele; giungeranno all'orbita di fuoco, ma non al medesimo punto della circonferenza.
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