Ed osservo, con alquanta amarezza. La scienza ha ridotto al nulla il Mito: ho applaudito e per mio conto rifabrico il Mito, perché è l'immanente ed eterna poesia della natura. La Scienza ha distrutto il Jehova ed il Cristo: sta bene: ogni religione non può essere imposta dal dogma gnostico e ciascuno è religioso per sé nei rapporti tra l'uomo ed il mondo. La scienza abbassa il principe e lo cancella: l'uomo sociale non ha bisogno di ubbidire ad un uomo per osservare la legge, che è norma di società. La Scienza inscrive il genio tra i pazzi e dubito di sottoscrivere alla sentenza.
Lasciateci ancora l'ultimo Eroe che la civiltà e la critica ci permettono; non raschiatemi delle tavole di marmo l'ultima nostra virtú, l'ultima e violenta nostra personalità, l'estrema differenziazione tra la mente ed il muscolo. Per quanto umanitario, accorgo da torno il greggie; per quanto democratico, stimo troppo il pensiero; per quanto uomo sociale amo troppo la libertà delle persone, perché concorra a sequestrare dalle tavole di marmo queste poche lettere grafite in oro. Comprendo che il socialismo tumultuoso ed egalitario possa avvantaggiare della teorica lombrosiana, ogni virtú riponendo ad ogni genio nella collettività, la quale è meno sana dell'individuo; comprendo che l'uno movente e guidante, scomparso dalla scienza, come entelekeja (vis agendi primitiva) i plurimi passionali ed inferiori divengano anche iconoclasti (lontani ricorsi dei barbari cristiani) ma io ritorno a leggere Li Eroi di Carlyle; esco dalle cripte che accolgono i cadaveri sezionati, dai gabinetti in cui si pesa il cervello o si alambicca la coscienza e si catalogono i sentimenti, e, libero respiro, in faccia al cielo ed ai prati, libero accolgo l'immensa poesia dal silenzio invernale e scando l'ultimo verso del poeta, testé testé letto, per quanto la scienza mi indichi: «Bada; è un degenerato è un anormale!
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