Di Pietro Panzeri l'autore scrive sobrio, con evidenza, commosso. Con piacere alle sue parole, noi aggiungiamo la nostra breve commemorazione.
Fu per noi, nelle passate evenienze della nostra vita, l'aiuto morale ed il salvatore fisico; furono con lui le nostre effusioni di ammalato e quelle intimità, che non possono nascere se non tra chi debole ripara al forte che lo salva. Ultimo, egli ci portò la necroscopia del cadavere paterno e ci legò, colla sua scienza, il perché della morte dell'amato e la ineluttabile nostra ereditarietà: amoroso ancora, venne con noi al capezzale di una diletta inferma, al Padiglione Frizzi, confortò la speranza e vinse la morte.
Bianco inverno gelato a trasparire dai vetri azzurri della stanzetta di marmo del Padiglione!
Il giardino, intorno, signorilmente calmo sotto la neve, aspettava sonnecchiando i fiori della primavera; come l'ammalata, sotto la soffice e candida coltre del letticiuolo, le rose della salute.
Pietro Panzeri fu l'instauratore della ortopedia scientifica in Italia; l'attuatore della meccanica chirurgica e razionale.
Noi dobbiamo a lui l'impianto, a Bologna, dell'Ospedale Rizzoli, ed, a Milano, il mirabile funzionamento dei Rachitici.
Giovanetto, milite per la patria nel 1866, fu milite di poi per la scienza e per l'umanità, durante tutta la sua esistenza: scienziato, aggiunge il suo nome a quello dello Scarpa, del Paletta e del Quaglino.
Non inaridí il suo spirito nella specializzazione dell'arte sua; ma fu còlto di lettere e di politica.
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