Torva è la Musa. Per l'Italia nostraCorse levando impetuosi gridi
Una pallida giostraDi poeti suicidi.
Praga cerca nel buio una bestemmiaSublime e strana! e in tanto muor sui rami
La sua ricca vendemmiaDi sogni e di ricami.
(A Giovanni Camerana 1865)
E intanto il vulgo intuona per le piazzeLa fanfara dell'ire;
Ed urla a noi fra le risate pazze:
«Arte dell'avvenire!»
(A Emilio Praga 1866)
Oh, arte dell'avvenire già trapassata! Chi vi ricorda Tacchetti della Nobile follia, Tronconi delle Madri per ridere, Praga delle Penombre e della Tavolozza a rivaleggiare col Lazarus di Heine; Le Madri galanti, commedia del Praga e del Boito; «La Farfalla», giornale letterario della avanguardia, che riceveva le liriche del Turati, prima che fosse divenuto pratico uomo di partito a conciliar Carlo Marx e la Costituzione Albertina? Come lontani, come sepolti!
Permane invece lo stato politico identico ed a tratto a tratto sentiamo l'utilità e l'opportunità di un articolo stagliato dal «Gazzettino Rosa», se questo non fosse, presso la magistratura ed al ben pensante, un sozzo libello.
E fatemi vivo per poco il Rovani delle critiche musicali e delle cronache artistiche; portatelo davanti ad un quadro del Segantini o ad ascoltar un'opera di Wagner; stia tra i nostri esteti; come dovrebbe ricredersi dei molti errori suoi, o come pervicace ci dovrebbe schernire!
Tale l'epoca eroica, che si iniziò con febre di entusiasmo ardente e puro e sommosse il senso e l'intelligenza, si crogiuolava al fuoco lento del caminetto, alla fiamma pigra del carbone coke, come una inferma centenaria.
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