Intendiamoci; da quanto ho detto sopra, sarà giovane nello stile, fresca nelle arguzie, birichina nelle lotte salaci; surannée nel concetto e nelle idee, inlievitata d'odio antisemita, sconvolta di patriottardismo, isterica di revanche e di tutte le altre bubbole bene accolte dal ben pensante Saint-Honoré.
Oh, non per nulla la Gyp, tout court è marchesa spiantata di qualche luogo, sul quale, i merli del castello avito, ora, si usano per termini a definire i confini dei piccoli proprietarii succeduti (oh l'89); o forse, meglio, sopportano, sulla torre di mezzo, l'orifiamma nuovissima di un droghiere parigino arricchito, o d'una ereditiera ebrea, maritata ad uno dei mille discesi dalle crociate.
Vedete dunque la Gyp astiosa. Jacquette et Zouzon, il suo ultimo romanzo, steso in forma dialogata, squilla ancora e sempre l'hallali alla caccia della bestia grossa Le Juif, l'Ebreo. E Jacquette e Zouzon, due nobili discendenti di marchesi, maschio e femina, per quanto bambini, fanno le mirabili prove del loro patriottismo patriottardo. Non si vedono in azione, ma si imaginano bandiere tricolori sventolanti ad ogni volger di pagina; non si odono ma si risente l'eco da lontano delle canzoni di Béranger, buona memoria, ad ogni fine di capitolo. L'invocazione d'un qualunque imperatore, piccolo o grande, cavalcando un bianco o nero cavallo, precedendo la Guardia ed i Granatieri, è evidente. Oh Boulanger!
In compenso i nobili ragazzi si battono, usciti dalla scuola, coi figli delli ebrei; giuocano nei giardini pubblici di Parigi all'émeute, gridano: «Vive Déroulède!
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