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      Ne dettaglia i costumi, le aspirazioni, nel tumultuoso dibattito di due secoli, nelle vittorie, nell'assodarsi delle leggi napoleoniche, nel movimento, che il classicismo dell'arti figurative, languida derivazione di David, ci produceva col soffio brumoso e insieme lucido cui la letteratura nordica svolgeva liricamente. Qui si muove ed agisce questo personaggio, pensa e racconta nei salotti, durante l'oppressione croata, animoso ad accogliere le libertà italiche; qui ama, sottilmente distinguendo tra passione di sensi ed idealità, cercando sul vivo e notomizzando i casi della sua conoscenza dell'animo feminile.
      Ed ecco piantarsi alberi di libertà; le ciprie e le parrucche, il guardinfante ed il toupé scomparire; merveilleuses e muscadins passeggiar per la Corsia dei Servi e pel Portico dei Figini. Girandole sulle piazze e fuochi di gioia nel viale di Strada Marina; carrosselli militari, parate lucide, cavalli scalpitanti, assise strane, enormi, dalle polacche dei cavalieri di Dembowsky al succinto abito verde dei veliti lombardi.
      Apoteosi imperiali, dalla guerra di Spagna al mare di neve insanguinato della Moscova.
      Il Canova delle Grazie e della Paolina Borghese, fonde il colosso Napoleone, Ercole nudo a palleggiare il mondo, oppresso dalla vittoria; Hayez dà il Bacio; l'Arco di Trionfo aspetta di reggere le bighe superbe, fin che li Alleati, di ritorno, impongono alla eufemia gloriosa la subdola carità dell'Arco della Pace.
      Qui l'ira dell'Alfieri ed il corruccio del Foscolo; il destreggiar del Monti; il canto di luna del Pindemonte, dopo la satira di Parini; ed il cisalpino a conoscere d'essere italiano, ributtare Beauharnais per Absburgo e congiurare contro l'Austria per Savoia: 1814-1821. Fra tanto il notaio bellanese ricorda la Fuggitiva in molle pianto lombardo e rampogna all'eccidio del Prina: Porta trova, nelle risa della comedia aristofanesca, la sferza ed il pungolo e veste i Croati da Francesi, sveste pinzocchere e preti: la Scala incomincia la mirabile ventura dei balli di Viganò e delle melodie di Pergolesi e Pacini; quindi Rossini, gastronomo, che ricorda l'Abate Galiani, scande, sulle orme immortali, un Figaro da Beaumarchais.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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