Samy, che intermezza sogno di palco scenico ed esistenza, sorge piú donna che attrice sotto la tirannia di un grande affetto; davanti all'inevitabile abbandono di un amante, poeta instabile a confessare il verso e le convenzioni sociali, non trova consolazione nell'arte: e, nell'ultimo trionfo, il telone cade sull'epilogo di un drama e di una esistenza.
Samy domanda, angosciosa, al domani: Perché? Come?
Fredy sorride, e sarà tanto piú amabile quando, di fresco passata dalle braccia gelose del primo, correrà all'altre aperte e promettenti del secondo: non interrompe la vaga professione del recitare per una pena di cuore.
Non si eregge a simbolo, schiva l'iperbole. Meglio affida la nobile e statuaria rappresentazione della Maschera, l'Attrice, alla Clarisse, che ne impersona lo stato d'animo e la funzione sociale; a Clarisse, creatura possente del vivificatore di caratteri, Paul Adam.
Nell'Année de Clarisse trapassa bellissima e pura per la grande arte, la giovane attrice dell'Odeon, la laureata del Conservatorio, seguita dalla minuscola cagnuola Love, orgogliosa infimità, che osa abbaiare incontro all'Atlantico.
Ella riassorbe l'anima multipla degli spettatori; fattala sua, a loro incontro la riflette dettagliatamente; placa ed accende, signorilmente, e gli uni e gli altri, dal volto e dal gesto, indovina, nello stesso tempo, le diverse passioni.
Trapassa dall'Andromaca alla Ophelia, da Violetta a Nora, avvisatrice dalla parola.
Dalla scienza mimica, ritrae la cinematografia comune ed eccezionale, mentre cerca di svestirsi della sua personalità fittizia, per vivere veramente e semplicemente nel corso delle norme quotidiane.
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