Vi espongo tre rose di profumi e di colore diversi: a proposito sono rose perché esista la parabola; rosa implica spina e rosa opulente suppone grasso letame a fomentarla.
Ecco: furono a mostrare le loro meraviglie di plastica e d'ingegno, succedendosi, l'Otéro, Yvette Guilbert, Liane de Pougy, accolte mediocremente dal pubblico milanese; il quale, aspettando mirabilia dalla letteratura, che svolazza intorno alle étoiles, non seppe abbastanza conformarsi al fato della rappresentazione, donde una reazione passionale e due volte anche le disapprovazioni.
Otéro, apocrifa spagnuola di Provenza.
Vi furono alcuni che l'hanno conosciuta scarmigliata e discinta per le strade ripide ed anguste di Marsiglia. Altri, che ne assaporano il ricordo, ahimé lontano, quando passava a Nizza per la Promenade des Anglais nel suo carrozzino trascinato da una quadriglia d'asinelli nocciuola, presentandosi come un dorato frutto di prostituzione.
Ed altri ancora in un cabinet particulier del Café Riche assaporarono al frutto (venticinque luigi), aspro e corazzato dai giuochi multicolori delle gemme: e pensano che il fandango, ballato sotto le lune chimiche del palcoscenico, è inferiore alla jota che ella si presta a danzare, in battuta, sui drappi del talamo non avaro, né proibito. Ollé!
Otero, Gotero
Fandango, bolero,
Crapulos y chulosMascheros, Toreros.
Otero, ollé! Un molto delicato borghese, pudico, Monsieur Bittur, qualche anno fa l'ha sfrattata dal suo palazzo, perché, scandalo del tranquillo quartiere Marbeuf, lo faceva invadere da avventori erotici, dei quali, gli insoddisfatti trovavano requie in altre cuccie meno quotate.
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