E ci basti per il Poema della lontananza, prima parte del volume. Ma gli succede un Canto civile. Il versaiuolo pretende di oscurare la fama dell'instabile cantore della Basvilliana.
Infandum jubes, regina, renovare dolorem:
sul metro alato, bruciando le nubi dell'empireo flagrante d'Elicona, l'epica del Maggio 1898 rimbomba. È qui necessario essere un molto delicato misuratore di parole per non tradire il concetto del signor Guido Verona(23) poeta-autore.
Per l'orribili giornate di quella primavera, che ricordono re Bomba ed i Croati e tutte le sofferenze e tutte le vendette astute e gesuitiche e tanti lutti e tante lagrime di vedove e di madri, il Verona vide la plebe,
con le sue donne macilente e i figliprecoci nel delitto, uscir briaca
per le strade, imprecando una vendetta.
Erano centoerano mille!...
E vide i:
giovani perversi,
ubriachi di vino e tormentatidi una sete di sangue.
E vide una
pietra lanciata da una mano inconscia,
contro la forza della patria legge.
E udí:
qualche tinnio d'armatura e qualchenitrito di cavallo.
Mentre, ahimè! sciagura e blasfema e delitto, qualcuno, (chi in verità?) concionava:
Urla, e domaninon avrai sofferenza:
oh, tribuno sbracato e imaginario, a concionare!
Nell'arche dei patriziiSono tesori per comprarti il pane,
(che è forse vero, se non fosse apocrifo). Poi vi conferma, per filosofia che:
Una legge vital vuole che l'unoaccenda il forno e l'altro mangi il pane;
per quanto non mi paia una legge molto equa e niente democratica.
Di questo passo trascorre per il sei, il sette, l'otto ed il nove di Maggio.
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