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      Alessandria, come Antiochia, cittą del lusso, delle dissipazioni, della raffinata coltura, dei banchetti filosofici e dei festini di voluttą; mistura rarissima di studii e di agitazioni, di contese, di sommosse, di ascetismo trascendentale, di magie e di gnosticismo; cittą confusa di Giudei, di Romani, di Greci, di Italioti a bisticciarsi ed a ferirsi, Cattolici, Donatisti, Ariani, adoratori di Serapis, Gentili ultimi a respingere l'invasione del dio nuovo sotto forma di un legno di patibolo, o di agnello, o di Bacco solare e barbuto di ritorno dalle vittorie d'India; nella forma di una testa di asino, o del monogramma incrociato.
      E per i canali, verso Canopo, ancora passavano ai misteri le triremi inghirlandate e cariche di fanciulli bacchici, mentre, sulle strade di rimorchio, salmodiavano le processioni dei nuovi monaci nihilisti. Ed il Serapeum, nel quale si conservavano le favolose ricchezze delle gemme delli ori e delli argenti e le splendidezze dell'arte greca e pura, al di lą del Nilo, sulla collina, rispondeva, dei suoi colonnati, alli attici ed alle casine rosse, tra i giardini, che i giuochi idraulici del fiume rinverdivano perennemente per sette acquedotti, coll'Astateion inviolabile, di tutti li amori e di tutte le femminilitą. Qui la bellezza, Afrodite-Astarte, vi era adorata sotto tutti i nomi. Lachmi, Aschothoreth, Venus, Ischtar, Freia, Mylitta e Cypris, come altrettante erano le cortigiane sacre di opposti paesi, venute a sacrificare del sesso alla divinitą.
      Ma tra poco Costantino proclamerą il cristianesimo religione di Stato; Teodosio comanderą la distruzione dei templi.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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