Ne traduce, in quattro saggi, alcuni episodii in versi sciolti di gravità e compostezza classica, assomigliando al fare del Monti; vi aggiunge osservazioni glottologiche e critiche d'ordine generale. Avrei amato meglio che il traduttore si fosse provato, nella versione ritmica, di accostarsi all'armonia dell'esametro originale, facendone risultare l'acquisto della nuova mollezza e della maggiore sonorità cui il Nonno vi ha infuso, o, quanto meno, lasciando da parte la prosodia, in prosa poetica ed assai accentata illudesse il lettore con un verso amorfo, senza tradire alla sostanza del testo.
E però è bene accontentarsi di quanto ha fatto ed è molto, in questo tempo, dove ciascuno corre ad un facsimile di scienza e lascia neglette le arti, spregiate quasi un giuochetto di oziosi. Il Damiani riposa dalle lotte cotidiane, e nelle vacanze delle nostre preoccupazioni repubblicane, si rivolge alla esegesi dell'alessandrinismo.
Riverente, porge il volumetto a Giovanni Canna, venerando, che non scorda Mazzini, poeta e filosofo di libertà, nelle sue lezioni allo Studio pavese, nutrendo la gioventú d'alti e nobili sensi per la vita. I saggi sono ottimo regalo al professore, attestando la gratitudine dello scolaro.
In fine, poiché siamo coi poeti, due parole ancora per un fatto personale.
L'amico lettore ricorderà una mia notizia, apparsa qualche tempo fa sulla «Italietta», a proposito del Canto civile del signor Guido Verona. - Ora, la subita e naturale irritazione per quella istoria ad usum Delphini, mi fece sfuggire delle induzioni sulla persona dell'autore, che non conosceva, le quali, a miglior esperimento, non mi sembrano rispondenti al vero.
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