All'arte accoppiò, non ancella servile o caudataria, la Scienza: spesso l'Arte antivedé alla Scienza, od imaginosa e viva, ridusse il teorema delle cifre in anime e persone. Dai fatti osservati, estrasse le piú sottili relazioni; forse li magnificò, temperamento meridionale, nella loro esposizione, per cui appaiono, talvolta, formidabili e miracolosi. Nell'ultima trilogia Les trois Villes (Lourdes, Rome, Paris) evolutivamente e meglio, nell'incominciata serie dei Quatre Evangiles (Fecondité, Travail), indusse al simbolo ch'egli aveva combattuto nei giovani, ai quali rimproverava compiacenze di assurdo e di oscurità. Egli qui intese alla rappresentazione dei fatti e dei sentimenti, come fossero rappresentativi di verità, come racchiudessero delle categorie: qui, pure, la sua fisica si ricongiunse colla metafisica, ed ammise lo studio preordinato dei fenomeni che in principio voleva spiegare colla sola materia vibrante.
Diede, per necessità mentale, le migliori prove dell'Ideo-realismo, conciliati la analisi e la sintesi, materia e spirito nella letteratura; testificando, che in qualunque momento umano si ritrovano i fatali e necessari principii; che il risalire alla fonte ed alle cose prime, le quali tutto riassumono, non è abberrazione; che, se esiste perfettibilità, è appunto nella alterna vicenda di questo dualismo e del prevalere or l'una or l'altra di queste forze convergenti ed irrefrenabili.
E disse ancora al Mauclair: «Nell'affaire stesso voi vedete come io sia nemico del sogno, sbugiardando coloro che mi volevano impegolato nella belletta comune.
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