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      Ed alla Gioventú il Maestro dedicava La lettera (A la Jeunesse) per cui li spingeva alla luce: «A la clarté, la limpidité, la semplicité! Encore de la lumière, et plus de lumière encore, et tout le soleil, qui flambe et qui féconde!».
      E cosí Egli vorrebbe gustare della frase di cristallo, chiara, semplice, per cui qualunque occhio ingenuo la potesse comprendere; cosí vorrebbe amare l'idea vera e nuda ch'ella apparisse per se stessa trasparente, nella solidità, onde non ingannasse alcuno.
      Cosí Egli sarà ottimista contro il pessimismo imbecille, la vergognosa impotenza a volere e ad amare. Cosí, per quanto le rodomontate della giovinezza gli schiamazzino in giro, l'irriverenza lo punga, non se ne infastidisce, applaude a quella virilità e giudica saggiamente giuoco d'altalena, lo scendere ed il salire delle scuole, reazioni logiche e prevedibili.
      Noi fummo contro di lui nell'irruenza dell'assalto, nel dibattito dei principii, opposti in apparenza, perché classificati sotto due nomi antagonisti, in risultanza comprensivi di una stessa verità.
      Ora ci rivolgiamo memori, invece, del canto augurale; vi ritroviamo fondamenti, vi scopriamo la nostra discendenza materiale dalla evidenza, colla quale foggiamo le nostre plastiche, dalla disciplina da lui imparata, per la quale è possibile la frase e la parola cruda, nuda, violenta e tagliente.
      Il Maestro ci addottrinò nella forma per cui osò ogni imagine, nello sgruppamento della lingua e nella duttilità, conquistando alla sintassi francese libertà di movimento e di espressione, vittoria di sperimentalismo spregiudicato.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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