Non amo le prostitute ridotte a farsi procuratrici di piacere; non amo le acerbità delle carni violate senza arte e scienza d'amore. L'oltraggio grida alla vendicazione incondizionale e mi rivoltola il cuore boccheggiante di sdegno e di azione violenta; il delitto non può essere raccontato senza commozione, collo stile di una diagnosi medica e severa. In questo caso lo scrittore deve anche eccedere dovesse esserne condannato, perché la virtú dell'arte è nell'eccesso; deve scendere a battaglia armato di tutto l'odio e di tutte le sofferenze, o dimenticarsi di aver veduto, di sapere e di narrare: taccia. Preferisco all'impassibile, Nerone, che declama l'incendio di Troja sull'incendio di Roma, turbinante ai suoi piedi sotto la torre: ma questa è leggenda e per ciò bellezza.
L'Olocausto è troppo vero, è un dettaglio, non è sostenuto dalla imaginazione e per ciò non può essere tra le cose belle: io non credo che sia utile.
[In «L'Italia del Popolo», a. XI, n. 606, 2-3 settembre 1902.]LETTERATURA INUTILE
(Molti versi del Panzacchi e una tragedia del Fleres)
Queste pagine ed altre simili le abbiamo lette un po' per ogni dove, scorrendo i mille ed uno florilegi poetici che profumano sulla bella terra italiana, a proposito ed a sproposito. Si ripetono e si seguono con una disgraziata monotonia; ci annoiano ad ogni canto di via, come una sgolata canzonetta di Piedigrotta, sformata ed insulsa, nel girare pel mondo, sulle tavole lubriche dei Café-concerts; donde la carneval-nation ci rimane a titolo migliore, dopo quelli della pellagra e dell'analfabetismo.
| |
Nerone Troja Roma Olocausto Italia Popolo Panzacchi Fleres Piedigrotta Café-concerts
|